trio
Calore Partenopeo - III
di Doctor_S
02.09.2021 |
4.222 |
7
"Avvertivo il mio seme bollente riempirla e colare fuori di lei lungo il mio membro, fino ai testicoli..."
Riposi la bottiglia e lei eseguì alla lettera il mio ordine: percorse con la lingua tutta la traccia lasciata lungo il mio pene dal sottile filo d’acqua e si fermò con la bocca aperta, aspettando che dessi seguito alle mie parole. I suoi occhi fissi nei miei alimentavano la mia voglia di possederla, ma non volevo finisse presto. Le poggiai il glande sulla lingua e glielo feci scorrere lungo il palato fino al suo limite, poi le passai le mani ai lati della testa e mi aiutai per affondare un po’. Lei ebbe un sussulto e sembrò avere un accenno di conato. Per lo sforzo due lacrime le rigarono il volto ma non si sottrasse, così lentamente la forzai ancora un po’ fino a che i mei testicoli non si trovarono a contatto con il suo mento ed il mio glande in fondo alla sua gola. < Brava Adele. Adesso posso davvero scoparti per bene > le dissi ritraendomi lentamente. Lo estrassi completamente, glielo picchiettai sulla lingua e poi di nuovo lentamente fino in fondo alla gola. Ancora una volta uscii per poi ripenetrarla. Ero abbastanza soddisfatto. Sembrava imparare presto.
< Vieni qui > le dissi, prendendola per mano. La portai sul letto e la feci stendere sulla schiena, con la testa sul bordo del materasso. Mi misi davanti a lei e di nuovo il mio glande accarezzò le sue labbra. Stavolta non dovetti faticare molto a farmi strada dentro di lei, pronta ad accogliermi con la testa lievemente penzoloni. Potevo vedere il rigonfiamento che il mio cazzo generava scendendole lungo la gola, lentamente fino in fondo.
Mi fermai per un istante, giocando con i suoi capezzoli dritti e probabilmente ancora doloranti per il nostro precedente incontro e quando pensai di averla forzata abbastanza, presi ad estrarlo, percependo la sua difficoltà a gestire la dilatazione che la cappella produceva nella sua trachea. Uscii da lei per un momento, giusto il tempo di farle leccare i propri umori e poi tornai a farmi strada in lei. Arrivai nuovamente al fondo, ma questa volta mi strinse i glutei torniti e mi spinse ancora più in profondità dentro lei, lasciando a malapena fuori le palle.
< Brava Adele. Vedo che stai imparando… Martin ti ama, ma ha paura di scoparti, vero? >. Lei emise un gorgoglio sordo e immaginai volesse essere un segno d’assenso. Lo colsi come tale, così, senza uscire dalla sua gola, puntai le ginocchia sul letto e mi chinai su di lei. Le allargai le gambe e tornai a dedicarmi con passione e diligenza al suo clitoride, mentre col bacino le davo lenti affondi scopandola ancora.
Sincronizzai i due movimenti, piano, senza fretta, per farle percepire ogni centimetro che la penetrava ed ogni tocco che le accarezzava l’intimo piacere.
Il respiro le si fece affannoso mentre fuoriusciva dalle narici dilatate e i muscoli dell’addome le si contraevano ad ogni penetrazione e ad ogni passaggio della mia lingua, così presi a penetrarla anche con le dita, assecondando la frequenza di lingua e bacino. A poco alla volta fu il suo corpo a chiedermi di più ed io non mi tirai indietro: mi sollevai leggermente da lei per permettere al mio braccio di coprire un arco maggiore, aumentando così ritmo e forza della penetrazione. Mi fermai col bacino, in modo da potermi puntellare meglio con le ginocchia e notai che era lei stessa bramosa di inghiottirmi il cazzo, spingendoselo in gola aiutandosi con le mani strette attorno alla mia vita.
Accelerai ancora con la mano e lei piegò leggermente le gambe, così mi feci largo con un altro dito. Anche lei iniziò ad ingoiarmelo ad una frequenza maggiore, ma stentava a stare al mio passo: sentivo i testicoli sbatterle con violenza sulla faccia e la cappella percorrerla quasi senza impedimento.
Ormai era un lago così mi feci spazio con un altro dito, lasciando solo il pollice libero di colpirle il clitoride. Le contrazioni dell’addome si fecero più frequenti, lei smise di succhiarmelo e strinse a se le gambe, stringendo improvvisamente con le mani le lenzuola. Poco dopo iniziò a tremare incontrollatamente e dal nulla emise un getto che irrorò completamente il letto dei suoi umori per qualche istante. Netto e forte.
< Ops… Mi sa che la piccola Adele ha scoperto qualcosa di nuovo > le feci sorridente, mentre le estraevo il cazzo dalla bocca. Mi voltai alla ricerca di qualcosa con cui pulirmi e vidi Martin che ci riprendeva mentre si masturbava in piedi accanto alla porta del bagno.
< Perdonami amico mio, ma non ho saputo resistere. È così carina che è un peccato non usarla a dovere… Ti va di favorire un po’? >.
< È stato molto eccitante > mi fece lui. Poi si rivolse a lei in slovacco e mi guardò di nuovo. Lei gli disse qualcosa nella stessa lingua con un filo di voce e lui sorrise. < Dice che non ha più forza > mi disse.
< Ah, sei già stanca? Non mi sembra una buona motivazione per fermarci > dissi e, rivolgendomi a Martin < L’ho allargata un po’, perché non ti diverti con lei? >.
Lui fu ben contento dell’idea. Posò il cellulare e andò a stendersi sul letto. Lei, a fatica, si sollevò e si mise a cavalcioni su di lui. Poggiò la testa sulla sua spalla e lui si inumidì il prepuzio per penetrarla.
Le entrò dentro con delicatezza, ma la visione di ciò che le avevo fatto sembrò ispirarlo poiché dopo pochi colpi iniziò a scoparla velocemente, mantenendola per i fianchi stretta a sé. Lei gemeva, senza aprire gli occhi, con la testa leggermente sollevata. Tra una boccata d’aria e l’altra, lo baciava e ansimava, mordendogli le labbra.
Io li guardavo. Mi eccitava la situazione: la schiena di Adele lievemente inarcata, con la chiara pelle morbida, imbrunita leggermente attorno alla figa e al culo, che si tendeva per lo sforzo. I glutei piccoli e sodi erano percorsi dalle vibrazioni dei colpi veloci e le grandi labbra si distendevano attorno al cazzo di Martin ogni volta che lui arretrava e si contraevano quando la penetrava. Ipnotico. Volevo farne parte anche io.
Presi un altro preservativo dalla scatola sul comodino e lo indossai, inumidendolo con la saliva.
Martin mi vide e mi chiese con fare perplesso < Vuoi che te la lasci ancora? >.
< No, continua. Non ti fermare > gli dissi, mentre salivo anche io sul letto.
< A lei non piace anale > continuò lui.
< Non era quello che avevo in mente… > risposi.
Queste mie parole gli fecero dilatare le pupille. Avendo inteso le mie intenzioni, rallentò e qualcosa come un sorriso gli inarcò la bocca. Adele non sembrava molto attenta alla nostra conversazione, ma quando le puntai il mio cazzo tra quello di Martin e la parete vaginale, spalancò gli occhi e trattenne il respiro.
Ci volle non poca pressione per crearmi altro spazio dentro di lei, ma una volta entrato il glande finalmente fui in grado di spingerglielo completamente dentro. Lei urlò sommessamente, ma non di dolore. Era tra sorpresa e piacere, tra stupore e timore. Era decisamente stretta ed in due la riempivamo completamente.
Con la mano cercai di stendere un po’ la saliva attorno alla mia asta ed iniziai lentamente a penetrarla. Sentivo il pene di Martin pulsare sotto al mio, mentre assecondava il mio movimento. Avanti e indietro, riuscimmo a sincronizzarci. Ogni volta che affondavamo lei gemeva forte, a tratti urlava. Ancora dentro fino in fondo e poi arretravamo. Adele si piegò all’indietro, poggiò la testa sulla mia spalla e tirò a sé la mia per baciarmi. Io le strinsi i seni tra le mani, pizzicando i capezzoli tra le dita. Dentro ancora. Che sensazione! Martin osservava la scena dal basso, con lo sguardo di chi ha avuto un’apparizione. Io lo fissai e la sua reazione mi istigò a dare di più, così sfasai il ritmo dei miei colpi rispetto al suo ed iniziai ad affondare la penetrazione quando Martin si ritraeva. Lei era sempre piena, sempre stimolata a dovere e le urla si fecero più intense al punto che le strinsi una mano attorno alla gola per affievolirle. Lei spalancò gli occhi e mi guardo grata, come se aspettasse quel momento da una vita. Si mantenne al braccio che la stava soffocando. Affondai ancora. E ancora. E di nuovo. A ritmo serrato.
Andammo avanti così per un po’, tra gemiti ed urla sommesse. Accarezzandole la pancia con le dita potevo percepire i nostri colpi che le tendevano la pelle del basso ventre, mentre i muscoli dell’addome si contraevano sotto. Sembrava ardere di un nuovo vigore. Così continuai a guidare la penetrazione.
Ad un tratto Martin iniziò a rallentare. Percepii il suo pene cominciare a pulsare intensamente e lui si irrigidì. Così anche io rallentai fino a fermarmi, ma continundo a baciare Adele e a stuzzicarle i capezzoli.
Mi staccai un attimo dalle sue labbra e chiesi a Martin < Tutto bene, amico mio? >.
Lui mi guardò, un po’ ansimante, e alzò il pollice in segno di assenso. < Vado un attimo in bagno… > disse dopo aver ripreso fiato.
Io mi scostai leggermente ed uscii da Adele, permettendo a Martin di divincolarsi. Scese dal letto e andò a darsi una rinfrescata, lasciando me e Adele stesi sul letto.
La cinsi con un braccio e stettimo così per un po’, rispettando i suoi tempi. Aveva sicuramente bisogno di recuperare fiato ed immaginavo che avesse bisogno anche lei di un po’ di refrigerio.
Avevo avvertito il calore provenire dal contatto tra me e Martin, così mi staccai delicatamente da lei a presi di nuovo la bottiglia d’acqua. Ne versai un po’ nella mia mano e con delicatezza gliela passai lungo le grandi labbra, allargandogliele quel tanto da permettere all’acqua di rinfrescarla anche tra di esse. Adele apprezzò, a giudicare dalla pelle d’oca. Era molto calda e l’acqua in poco tempo raggiunse la stessa temperatura dopo averle dato un po’ di sollievo.
Scesi di nuovo dal letto e mi accorsi che anche il mio preservativo sembrava aver avuto non poche difficoltà: sentivo che il latex aveva una consistenza differente nel punto in cui ero stato in contatto con Martin, così lo sfilai per sicurezza. Sicuramente non sarebbe sopravvissuto a lungo, così lo lasciai cadere accanto all’altro e mi stesi di nuovo dietro Adele.
< Come stai? > le chiesi. Lei mi rispose bisbigliando qualcosa in slovacco senza rendersene conto. < Immagino voglia dire “bene” > continuai sorridendo.
< No. Significa fammi quello che vuoi > disse lei, infilando la mano tra me e lei per prendere tra le dita il mio membro che le premeva sulla schiena. Tirò lentamente indietro la pelle e iniziò a giochicchiare con il pollice con il mio prepuzio.
Restando nella sua presa, mi voltai verso il comodino e presi la scatola dei profilattici. Era vuota. Dannazione!
< Mi sa che purtroppo non posso accontentarti > le dissi mostrandole la scatola vuota.
< Come dici “fuck me hard” in italiano? >
< Si dice scopami forte. Ma senza i preservativi non posso rischiare di venirti dentro >
< Ti ho già detto di farmi quello che vuoi > fece lei e lasciò il mio membro. Poi si girò con il petto sul letto e con entrambe le mani si allargò i glutei, mettendo in mostra l’anello di muscoli dell’ano. Pulsavano mentre lei li contraeva.
Incrociai il suo sguardo, stanco ma ancora illuminato dalla luce del desiderio e le dissi < Ciò che voglio è scoparti anche il culo, ma Martin ha detto che non ti piace… >.
< Tante cose fino ad ora non mi piacevano, ma stasera qualcuno mi ha insegnato ad amarle > fece lei. Poi prese la mia mano e se la portò alla bocca, leccò le mie dita, le inumidì e le portò al suo culo, tornando poi a divaricarlo. Le passai le dita umide attorno alla corona di muscoli e con attenzione la penetrai delicatamente. Lei parve accettarmi, così aggiunsi altra saliva e continuai ad inumidirla adeguatamente. Con il medio presi ad entrare in lei e ad uscirne fluidamente, senza interrompermi né forzandola. Lei non si oppose, così andai avanti per qualche secondo finché non avvertii affievolirsi l’attrito inziale.
Mi sollevai e mi misi a cavalcioni su di lei. Inumidii la cappella e gliela premetti contro il culo, lentamente ma con decisione. Lei istintivamente si contrasse, così mi chinai su di lei e le baciai la guancia.
< Lasciami fare. Rilassati. Non tendere i muscoli e non ti farà male. Abbandonati a me > le sussurrai all’orecchio.
Seguì le mie indicazioni, docile e obbediente come fino a quel momento, così percepii allentarsi la tensione attorno all’ano, favorendo la mia penetrazione. A poco alla volta riuscii a dilatarla abbastanza da fare spazio per accogliere completamente il mio glande, fino a venire abbracciato dai suoi muscoli anali una volta dentro. Restai così per qualche secondo, accarezzandole i capelli mentre lei continuava a mantenersi aperta per me. Forzai leggermente la penetrazione e con estrema lentezza mi ritrassi, ripetendo la sequenza alcune volte così da lubrificarla a dovere. Poco per volta riuscii ad entrare del tutto. Anche dietro era strettissima e non fu facile mantenere la concentrazione, ma con calma avviai il mio ritmo. Adele gemette e iniziò a respirare affannosamente. Un altro affondo e lentamente mi ritrassi. Ancora un altro e di nuovo indietro, mantenendo un’andatura costante scandita dalle oscillazioni sinuose del bacino.
Le parve iniziare a piacere, perché si rilassò e prese a scandire con i gemiti le mie penetrazioni. Provai ad aumentare leggermente la frequenza e non ebbe effetti negativi, anzi. Ormai lei stessa premeva con il bacino contro il mio per permettermi di andare più a fondo possibile. Avanti e di nuovo indietro, l’avvertivo lasciarmi i miei spazi, dilatandosi progressivamente. Ogni tanto sentivo i muscoli anali pulsarmi attorno alla base del pene, e mi eccitava moltissimo. Sentivo di essere più sensibile, ma mi concentrai per non perdere il ritmo conquistato con così tanto impegno.
Un altro affondo. Un altro e ancora un altro. Adele ormai urlava ed io cercavo di tenerle la bocca schiacciata contro il materasso per attutire le sue grida, mentre lo schiocco secco del mio bacino che le sbatteva contro la pelle del culo quasi sovrastava i suoi versi. Le diedi uno schiaffo sul culo decisamente più forte di quanto mi aspettassi e lei gridò. Gliene assestai un altro e un altro ancora, mantenendole la testa contro il letto per i capelli. La sua pelle chiara era ormai tinta di un rosso vivido su entrambi i glutei. Il letto oscillava pericolosamente sui piedi di legno, emettendo tonfi netti e ravvicinati contro la parete.
Goccioline di sudore cominciarono a costellarmi la fronte e lo sforzo di mantenere quel ritmo sostenuto cominciava a farsi sentire. Avvertivo le gambe infuocate e i bicipiti, presi dal costringere Adele in quella posizione, iniziavano ad indolenzirsi sotto la tensione a cui li sottoponevo. Così rallentai per prendere fiato.
Lo tirai lentamente fuori e notai di averla allargata notevolmente. La penetrai di nuovo lentamente e lo estrassi. Dentro e fuori per farle avvertire la pressione del glande che scivolava dentro di lei allargandola di volta in volta. Glielo infilai di nuovo e poi uscii. Arretrai leggermente e le feci puntare le ginocchia mantenendo faccia e seno sul letto, in modo da avere il suo culo a mia completa disposizione. Mi chinai dietro di lei e le lasciai scivolare dentro altra saliva. Poi le allargai le grandi labbra con le dita e presi a leccarla, spostandomi dal clitoride, alla figa per poi arrivare al culo e ripercorrendola all’inverso. Era davvero buona.
Nel frattempo, nella mia mente iniziavo a chiedermi che fine avesse fatto Martin, così mi girai e lo vidi seduto a masturbarsi ai piedi del letto. Aveva un’espressione indecifrabile, come di stupore, ma c’era sicuramente qualcosa che lo rendeva felice perché i suoi occhi parlavano per lui.
< Sembra che la piccola Adele sia diventata ubbidiente… non trovi? > gli feci.
Lei, provò a rialzarsi. Si sedette con le gambe aperte verso di noi e ci guardò con quegli occhi blu mentre con una mano si toccava il clitoride.
< Si. Molto > biascicò lui, guardandola e continuando ad accarezzarsi il membro poco meno che floscio.
Adele fece una lieve smorfia e si stese restando poggiata sui gomiti.
< Tutto bene? > le chiesi.
< Abbastanza… Mi hai letteralmente aperto il culo. Mi fa male, ma è quasi piacevole… > e mordendosi il labbro inferiore aggiunse < Puoi scoparmi forte ancora, per favore? >.
Senza allontanare lo sguardo da lei, dissi a Martin < Ora ti faccio vedere un po’ meglio quanto sia brava >. Lui annuì, quasi incapace di dirmi qualsiasi cosa. Ma il suo pene tornò velocemente eretto tra le sue dita.
< Bagnamelo per bene > Dissi ad Adele stendendomi di schiena al suo fianco. Lei si abbassò su di me, lo prese in bocca e se lo lasciò scivolare in gola. Io le mantenevo la testa e dopo qualche affondo presi a scoparle di nuovo la gola. Aveva imparato presto.
Quando credetti di essere abbastanza lubrificato, la allontanai tenendola per i capelli. La voltai e le misi le mani in vita, aiutandola a salirmi addosso dandomi le spalle. Lei si stese su di me, con la testa sulla mia spalla ed io glielo lasciai di nuovo scivolare lentamente nel culo. Istintivamente chiuse le gambe, ma io gliele divaricai.
< Non credi sia giusto che anche Martin si diverta? Non essere egoista, su >. Lei annuì ed io presi a penetrarla a fondo, spingendomi dentro di lei grazie alla presa salda che avevo sui suoi fianchi.
Piegai leggermente le gambe e presi ad affondare colpi con violenza, senza darle tregua. La sua voce tremolante emetteva gemiti acuti sotto ogni spinta. Vibrava letteralmente. Colpo dopo colpo, affondo dopo affondo, martellante la scopavo con le mie ultime energie. Stavo dando fondo ad ogni residuo, ma ne stavo godendo anche io. Avvertivo crescere la sensibilità del mio cazzo ogni volta che tornavo a riempirla dopo essermene allontanato. Col bacino descrivevo un arco abbastanza largo e questo mi garantiva di darglielo con tutto me stesso.
Sentivo le lacrime di Adele rigarle il volto ed inumidirmi la faccia. < Vuoi che smetta? > le chiesi affannosamente.
< Non ora! > disse lei con la voce rotta. A quelle parole, con la mano presi a stimolarle il clitoride. Lei urlò forte, ma non mi fermai. Velocemente glielo stuzzicavo mentre la martellavo, facendo di nuovo schioccare il mio bacino contro la pelle dei glutei arrossati.
All’improvviso Adele emise un urlo sommesso, alzò la testa dalla mia spalla e si irrigidì. Un getto di umori investì Martin in piena faccia mentre lei tremava di nuovo in maniera intensissima ed incontrollata. La cosa fu così repentina che mi deconcentrò ed in un attimo, con un ultimo affondo deciso, esplosi dentro di lei pulsando più e più volte.
Rallentai di colpo e, continuando a pulsare, la penetrai lentamente ancora per qualche secondo. Avvertivo il mio seme bollente riempirla e colare fuori di lei lungo il mio membro, fino ai testicoli.
Assieme rilassammo completamente i muscoli, lasciando che quell’insieme di sensazioni prendesse il sopravvento e ci pervadesse come oppio. Ogni tanto qualche lieve tremore continuava a comparire e percepivo il battito del cuore di Adele che sembrava volesse esplodere, mentre picchiettava sul mio petto. Il mio respiro era profondo e regolare, come dopo una lunga corsa. Passammo minuti, a tratti interminabili, riversi in quello stato di sospensione temporale, fino a quando Martin non interruppe il silenzio uscendo dal bagno: < È stato incredibile, Andrea! > disse sedendosi di nuovo < grazie… era proprio… come volevo che fosse >.
< Mi fa piacere che ti sia piaciuto. Credo che anche Adele abbia apprezzato > dissi senza aprire gli occhi.
< Grazie > bisbigliò Adele.
In qualche modo, riuscii a recuperare un minimo di lucidità. Scivolai fuori da Adele, facendo inevitabilmente gocciolare un po’ del mio seme, e lentamente mi alzai dal letto.
Mi diressi al lavandino, aprii l’acqua fredda e mi lavai la faccia per provare a recuperare le forze.
Mi rivestii e guardando l’alone sui pantaloni un sorriso mi si aprì sul volto. Lasciai Adele semicosciente tra le lenzuola e abbracciai Martin. Ci salutammo, lasciandoci con la promessa che le nostre strade si sarebbero prima o poi rintrecciate. Chiusi la porta alle mie spalle e scesi le scale.
Ormai era notte, c’era un venticello fresco lungo Corso Umberto. Nelle sere d’agosto, ho sempre apprezzato il centro storico di Napoli.
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